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Innovazione, così evolve l'avvocatura italiana

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Organizzazione interna, sicurezza, ma anche attenzione al benessere dei professionisti e valorizzazione dei giovani assieme a una maggiore cura del rapporto con i clienti, della comunicazione e della responsabilità sociale. In base ai risultati della seconda analisi dedicata da MAG al fenomeno, cresce l’impegno degli studi legali attivi in Italia sul fronte dell’innovazione. Inoltre, rispetto a quanto emerso nella prima edizione di questo lavoro (si veda il numero 49 di MAG), il numero di studi che ritiene di aver fatto innovazione nel corso dell’ultimo anno è quasi raddoppiato. Fatte cento le realtà interpellate in merito all’attuazione di progetti con cui stanno cambiando il modo di vivere ed esercitare le professioni legali, quasi il 20% ha risposto indicando più di una iniziativa. (...) Clicca qui per leggere tutto l'articolo, scarica gratis la tua copia di MAG

Best 10 - Le innovazioni che cambiano la professione

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1 - Percorsi di carriera trasparenti
Dla Piper elabora un nuovo schema che prevede l’autocandidatura alla partnership e la creazione di un sistema che abolisce il “lockstep” degli associate.

2 - Gestione 4.0
Toffoletto De Luca Tamajo e Nctm creano il software iLex che gira su un browser internet, integra il knowledge management, permette la contabilità industriale.

3 - Cybersecurity
BonelliErede implementa il progetto Machine Learning che ha dato vita a un sistema in grado di scoprire un attacco alla rete e garantire la massima sicurezza alle informazioni gestite dallo studio.

4 - Work/life balance
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Avvocati e love affair ovvero le conseguenze del lavoro

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Gli studi legali sono il primo posto dove nascono amori tra colleghi. Ecco tutto quello che avreste dovuto sapere sulle relazioni (sentimentali) in ufficio e non avete mai avuto il coraggio di chiedere

 

Siamo in un piccolo studio legale. Nell'ufficio di un avvocato c'è un divano. Un bel divano di pelle. L'avvocato ci tiene molto e non vuole che il suo gatto, che spesso porta con se in ufficio, ci salga su. Ma il gatto non sa resistere. E ogni volta che il padrone non vede lui colpisce. Il padrone lo sa e decide di installare una webcam per controllarlo e sgridarlo attraverso un microfono. Lo stratagemma funziona bene. Talmente bene che l'avvocato scopre che il divano non piace solo al gatto, ma anche a una collaboratrice che, ignara di tutto, viene filmata in atteggiamenti ben poco professionali con un collega.

La storia prosegue, ma...

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Trifirò cresce nel civile e prepara una nuova sede

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Quattordici soci equity. Ventuno soci salary. Ottanta persone tra avvocati e staff. Un fatturato che oramai viaggia stabilmente tra i 26 e i 28 milioni l’anno. E un’insegna che da anni è sinonimo di diritto del lavoro. Questa è la fotografia dello studio Trifirò & Partners all’alba del 2017.

La recente riforma delle normative dell’ordinamento italiano in materia labour non hanno inciso più di tanto sull’andamento dello studio. La concorrenza, cresciuta esponenzialmente tra il 2009 e il 2012 (quando non c’era studio sul mercato che non decidesse di aprire un dipartimento labour) non sembra aver scalfito questa realtà, sicuramente legata al nome del suo fondatore, il leggendario avvocato Salvatore Trifirò, ma oggi rappresentata anche da un team di veri fuoriclasse del settore. A cominciare da Stefano Beretta e Giacinto Favalli. MAG ha incontrato proprio quest’ultimo per fare un punto sullo studio e capire quali potranno essere le direttrici su cui si costruirà lo sviluppo futuro.

E proprio a tale proposito, l’avvocato Favalli comincia col far notare una cosa che non tutti sanno. Ovvero che lo studio Trifirò pur avendo questa attività primaria nel labour, ha sviluppato diverse competenze anche in ambito civilistico. «Non si può essere “specializzati”, se non si ha una conoscenza del diritto a 360 gradi», ha dichiarato tempo addietro Salvatore Trifirò in un’intervista rilasciata a Diritto24, «l’avvocato “specializzato”, che conosce solo un segmento del diritto, prima o dopo incapperà in qualche disavventura professionale».

Il team di civile che opera oggi nello studio, riprende Favalli, «conta tre soci e 12 collaboratori, tutti sono dedicati a discipline diverse dall’employement». Lo studio si occupa di 231, governance, privacy e poi di tematiche legate sl settore bancario e al mondo delle assicurazioni. «Lo scorso anno», prosegue Favalli, «abbiamo avuto l’ingresso di cinque professionisti, tutti arrivati a rafforzare queste altre linee di business che oggi rappresentano il 15-20% circa della nostra attività e che proprio per questa ragione hanno più spazio di sviluppo». Si tratta di aree di attività che hanno numerosi punti di contatto con il core business dello studio (si pensi ad esempio alla concorrenza sleale o alle politiche di remunerazione) ma che se ben sviluppate potranno cominciare a vivere di vita propria nel prossimo futuro. Già nel presente, comunque, questo filone di attività produce mandati interessanti. Lo studio ha seguito la predisposizione delle politiche di remunerazione per Banca Farmafactoring e altri istituti di credito. Di recente, poi, si è occupato del contenzioso sull’abolizione delle tariffe agevolate per conto di Enel.

Il diritto del lavoro, ovviamente, resta la locomotiva di Trifirò & Partners. Fra le tante cose, lo studio in questo momento è impegnato al fianco di...

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La Scala, nuovi soci e fatturato in crescita dell'11,5%

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L’Assemblea dei soci di La Scala Studio Legale ha approvato i conti 2016. I ricavi hanno superato le previsioni raggiungendo quota 19,435 milioni di Euro, con un incremento dell’11,5% rispetto al 2015. Essi includono anche il fatturato di La Scala Service, la società di servizi di back office e reporting dedicati al mondo del recupero crediti, costituita lo scorso anno e partecipata al 100% da La Scala Studio Legale, alla quale lo Studio ha conferito nel corso del 2016 il suo ramo dedicato.

Gli utili si confermano intorno ai 4 milioni di Euro, condizionati anche nell’ ultimo esercizio dai massicci investimenti in risorse umane, indispensabili per fare fronte alle nuove commesse nel settore NPL.

Durante la presentazione dei risultati, l’Assemblea dei Soci ha approvato il budget 2017, che prevede una ulteriore crescita del 5% e lo sviluppo dei settori core dello Studio: dal contenzioso bancario al recupero crediti massivo. A fine 2016, lo Studio – nelle sue 9 sedi presenti sul territorio italiano – ha superato le 240 risorse, comprendendo circa 140 professionisti e uno staff di oltre 100 persone.

«In un’ottica di crescente ampliamento e di diversificazione dei servizi per i nostri clienti nel 2016 abbiamo strutturato un team interamente dedicato alla due diligence per la gestione degli NPL, inaugurato un German desk e rilanciato la nostra practice Tax », ha dichiarato il senior partner Giuseppe La Scala (nela foto). Recentemente lo studio ha potenziato l’area Banche e Finanza ammettendo alla partnership anche Margherita Domenegotti, esperta di diritto bancario e gestione del credito, e Tommaso Fantuz, attivo nel dipartimento di contenzioso bancario e responsabile della sede di Padova oltre che della, recentissima, sede di Venezia.

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5 Lex, alchimia generazionale

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La costruzione di un nuovo studio legale è sempre un’impresa complicata. Il successo di un progetto che sulla carta sembra avere tutte le caratteristiche per funzionare è inevitabilmente legato alla definizione di un sistema di pesi e contrappesi, sinergie, regole condivise e unità d’intenti. Poi, com’è ovvio, c’è la prova del fuoco. Il test di mercato. Un esame che, Alfredo Craca, Francesco Di Carlo, Edoardo Guffanti, Vittorio Pisapia e Claudio Tatozzi che nel 2014 sono partiti con il progetto 5 Lex, pare siano riusciti a superare. La formula della boutique focalizzata su tre linee di business principali (societario, diritto dei mercati finanziari e regolamentare e contenzioso) è risultata particolarmente azzeccata. E a dirlo sono i anzitutto i numeri. La nuova realtà ha visto crescere di oltre il 60% il gruppo dei suoi professionisti, passati da 21 a 35 (inclusi ovviamente i cinque soci fondatori) e ha visto incrementare il fatturato del 40% passando da 5 a quasi 7 milioni (si veda il numero 59 di MAG).

Nel corso del 2016, in particolare, sono entrati in 5 Lex, tra gli altri, Flavio Acerbi, proveniente da Paul Hastings e prima in Lombardi Molinari e Cleary Gottlieb e Paolo Sanna, in arrivo da Gattai Minoli Agostinelli. I due hanno competenze principalmente in ambito regolamentare, societario e capital market aree in cui lo studio ha costruito il suo posizionamento in questi anni. In particolare, Acerbi si occupa principalmente di consulenza in materia di corporate governance, abusi di mercato, diritto finanziario e bancario e diritto societario. Sanna, invece, si occupa soprattutto di consulenza su tematiche connesse al diritto bancario e finanziario. Intorno ai cinque partner dello studio si è formata una squadra consolidata e riconosciuta di professionisti. Tra questi i due managing associate Carlo Sbocchelli, attivo soprattutto nel contenzioso societario e nel settore delle operazioni societarie straordinarie e Matteo Catenacci, che si occupa principalmente di consulenza stragiudiziale in ambito bancario e finanziario.

Lo studio ha anche avviato una collaborazione strategica con...

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McDermott Will & Emery chiude la sede di Roma

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Il comitato esecutivo di McDermott Will & Emery ha deciso di chiudere l'ufficio di Roma. Come altre law firm, anche lo studio guidato in Italia da Carlo Paolella (nella foto), dal prossimo 30 settembre concentrerà la sua operatività nella sede di Milano.

La decisione fa parte di un processo di revisione strategica della presenza dello studio internazionale in Italia. Milano, in questo modo, diventa la base di riferimento per il network e per i suoi clienti in Europa.

«A seguito della revisione della struttura della nostra organizzazione geografica», dice Paolella, «abbiamo concluso che potremo essere molto più efficaci ed efficienti concentrando la nostra operatività in una sola sede». Milano, che in questa fase congiunturale è più che mai capitale economica del Paese, è apparsa chiaramente la sede da prescegliere.

Quanto alle risorse, Paolella aggiunge: «Purtroppo, alcuni dei nostri dipendenti saranno impattati da questo cambiamento, ma è nostra intenzione lavorare al loro fianco per rendere questa transizione meno brusca possibile». McDermott, conclude Paolella, «resta fermamente intenzionato a rimanere in Italia. Anzi, è nostra intenzione espandere questa presenza nel prossimo futuro. Abbiamo un ambizioso piano di crescita e rafforzamento anche perché vogliamo essere sempre più un punto di riferimento indispensabile per i nostri clienti».

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Tutti i numeri del nuovo corso di Grande Stevens

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La settimana comincia sempre a Torino. Poi però, Michele Briamonte (nella foto), managing partner di Grande Stevens, passa il resto del tempo tra Milano e Roma. Ogni quindici giorni, invece, prende un’aereo e vola a Londra, dove nel frattempo ha messo insieme un’agenda di appuntamenti fitta come come quella di un amministratore delegato. E in fondo, Briamonte è proprio questo: l’ad più giovane (il prossimo 13 ottobre compirà 40 anni) di uno degli studi legali più longevi d’Italia. L’insegna Grande Stevens ha più di sessant’anni di storia. Legata, com’è noto a tutti, a Torino. O per meglio dire alla Fiat dell’Avvocato Agnelli. Quelle sono le radici. O il dna se si preferisce. Ma oggi lo studio Grande Stevens è qualcosa di molto diverso. I rapporti con la “real casa” piemontese sono ancora forti. Allo stesso tempo, però, Fca è diventata un colosso che parla americano. Che ha avvocati americani (lo studio Sullivan & Cromwell è in cima alla lista). E che, per la super boutique legale fondata da Franzo Grande Stevens nel 1954, rappresenta all’incirca il 12% dei ricavi.

Lo studio Grande Stevens, dal 2010, gioca la sua partita a livello nazionale. Capace anche di intercettare le opportunità che nascono Oltremanica grazie alla sua base operativa «International» affidata all’ex Charles Russell, Vincenzo Lanni.

Il fatturato 2016 ha raggiunto la quota record di 25 milioni. In crescita del 12% rispetto all’anno precedente. E addirittura del 42% in confronto al 2013. Inoltre, con i suoi 4 milioni di fatturato per equity partner, consacra l’insegna tra i best performer del Paese.

Dieci milioni circa, secondo le stime di MAG, il contributo dell’avvocato...

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Oltre 100 studi si affidano a un legal pr

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Comunicare è sempre di più una leva strategica fondamentale per l’attività degli studi legali d’affari. E tra questi cresce la consapevolezza che per svolgere efficacemente questa attività è necessario essere affiancati da professionisti. MAG ha svolto un censimento degli studi che si affidano ad agenzie di pubbliche relazioni per verificare anzitutto quante siano le realtà che, ad oggi, usufruiscono di questi servizi. E qui viene fuori un primo dato interessante perché, per la prima volta, il numero di studi che “parla” tramite un’agenzia ha superato quota 100 e per la precisione si è attestato a 105, contando solo le insegne che hanno un contratto continuativo con una società specializzata in pr e media relations.

Dieci anni fa erano appena 27. Ma anche solo tre anni fa (si veda il numero 21 di MAG) il numero di studi legali che aveva deciso di farsi affiancare da questa tipologia di professionisti superava di poco le cinquanta unità.

Tuttavia, l’esplosione della domanda non ha determinato un’esplosione del business. Infatti, così come sono aumentati gli studi legali pronti ad affidare a specialisti la gestione della loro immagine e quella della loro comunicazione, così sono aumentate le imprese che offrono questa tipologia di servizi.

L’incremento della concorrenza ha avuto un effetto inversamente proporzionale sull’andamento dei prezzi a cui mediamente viene affidato un incarico di questo tipo. Se tre anni fa, il valore medio di un mandato affidato a un’agenzia si attestava sui 40-45mila euro, oggi questa tipologia di attività viene comprata (ovvero venduta) mediamente a 30-35mila euro. Il valore più basso riscontrato dal monitoraggio di MAG è di 12.000 euro. Quello più alto, invece, è di poco superiore agli 80.000 euro...

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Gop, obiettivo talento

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Tra luglio 2016 e gennaio 2017 lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli ha promosso 19 nuovi soci: otto nella prima tornata, 11 nella seconda. Di fatto, questa doppia tornata di nuovi partner ha portato alla soglia delle 100 (98 per l’esattezza) unità il numero dei soci dello studio fondato nel 1988 da Francesco Gianni e GianBattista Origoni che in questo modo si attesta come partnership più estesa nel mercato italiano.

Questo avviene in una fase finanziariamente molto positiva per lo studio. Il 2016, secondo i dati pre consuntivo, si è chiuso con un incremento del fatturato del 6% circa sull’esercizio precedente (per cui i ricavi dovrebbero attestarsi a circa 125 milioni) e sul piano della profitability, dice Zaccà, «pensiamo che sia stato uno dei migliori anni di sempre». Del resto, solo sul fronte m&a, lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli ha chiuso l’anno con il primato sia per numero sia per valore di operazioni seguite: 57 per complessivi 14,8 miliardi di euro (si veda il numero 73 di MAG).

Le promozioni sono arrivate subito prima e subito dopo l’annuncio della riforma dei percorsi di carriera all’interno dello studio e dei sistemi di valutazione e retribuzione dei partner che MAG ha raccontato in assoluta anteprima nella sua edizione numero 64.

Questa riforma ha riequilibrato l’assetto dell’associazione anche nel rapporto tra soci equity e soci salary. Stando ai dati dell’ultima edizione della survey di MAG sui fatturati dei primi 50 studi legali d’affari attivi in Italia (The Best 50 2016, pubblicata il 16 maggio 2005 e riferita al 2015) lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli contava 36 soci equity e 45 salary. Dopo le ultime promozioni, la partnership conta 55 equity, 38 salary e 5 soci onorari. I soci equity sono di fatto cresciuti del 52% anche perché rispetto alla precedente rilevazione, i soci che precedentemente erano inquadrati “a punti fissi” sono inseriti nella categoria full equity. Quanto a questa nuova categoria dei soci onorari, si tratta di...

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Legali in house: parliamo di soldi. Ecco quanto guadagnano

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Il 2016 è stato un anno particolare per il mercato degli in house. La domanda di giuristi d'impresa ha subito un parziale calo a causa della fase di incertezza politica ed economica del Paese legata all'esito del referendum costituzionale. Non solo. Il rischio di imminenti elezioni, ha reso le aziende piuttosto riluttanti verso nuove assunzioni. Una situazione su cui influiscono anche le sfide e le criticità del settore bancario che spingono gli investitori e chi fa business a muoversi con grande cautela.

È questo il ritratto del mercato legale in house italiano che emerge dalla Salary Survey 2017 di Laurence Simons. La ricerca, che punta a raccontare l'andamento del settore, ha messo in luce come la crescita costante, vissuta dal mercato in house negli ultimi cinque anni, abbia subito proprio nel 2016 una prima battuta d'arresto. Si tratta però, secondo Laurence Simons, di un fenomeno temporaneo che non inciderà sull'andamento di un mercato che dal 2011 a oggi ha visto una crescita di posti di lavoro del 37%.

I numeri della ricerca
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Avvocati d’affari: ecco i compensi per i collaboratori

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Mag mette sotto la lente i guadagni negli studi associati: dalla pratica fino alla nomina a socio “salariato”

 

Si parte da 20mila per arrivare a guadagnare 150mila euro. È questo il percorso di crescita economica negli studi legali associati attivi in Italia stando ai risultati del focus curato da Mag sulla situazione dei collaboratori. Ovviamente si tratta di una media. Una fotografia parziale della realtà che, invece, cambia notevolmente a seconda che lo studio con cui si collabora sia uno studio nazionale, una boutique o una realtà internazionale. E in ogni caso si tratta di uno scenario lontano anni luce da quella che è la condizione reddituale della stragrande maggioranza degli avvocati del Paese. Il reddito Irpef medio, secondo i dati della Cassa Forense è di 37.505 euro l’anno. Se si escludono dal calcolo le donne, questo sale a 55.503 euro. Ma per arrivare a guadagnare 77mila euro l’anno, un avvocato (uomo) italiano deve raggiungere mediamente i 65-69 anni. I collaboratori degli studi legali d’affari, invece, raggiungono una cifra di poco più bassa (75mila euro) al massimo dopo otto anni dal superamento dell’esame di Stato.

NON SI LAVORA GRATIS
Un dato confortante è quello che conferma il fatto che negli studi d’affari nessuno lavora gratis. Nemmeno i praticanti al primo anno. I compensi, mediamente, si attestano tra un minimo di 20mila euro e un massimo di 29mila euro, che solitamente si raggiunge al termine dell’ultimo anno di pratica. Anche in questo caso si parla di cifre medie. Nelle boutique più piccole, un praticante al primo anno può partire anche con un compenso di 7.200 euro. Mentre ci sono studi internazionali dove un praticante al terzo anno può arrivare a guadagnare anche 35.700 euro. A proposito di praticanti, è interessante segnalare che il 70% degli studi che hanno partecipato a questa analisi afferma di tenere conto dell’Università in cui si è formato il giovane giurista candidato a un posto da trainee. Allo stesso tempo, invece, quando si tratta di selezionare gli associate, ovvero i collaboratori dello studio, il 90% ha risposto di non tenere conto di quale sia in foro in cui l’avvocato aspirante collaboratore ha superato l’esame di Stato. Inoltre, quasi in un caso su due, gli studi d’affari non bloccano la crescita economica di un legale in caso di mancato superamento dell’esame.
 

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COMPENSI IN CALO
Rispetto a cinque anni fa, i compensi dei collaboratori negli studi d’affari risultano in calo confermando il persistere del trend ribassista che già era stato evidenziato nel 2012 (si veda il numero 4 di Mag). Per un associate a inizio carriera, la retribuzione media nei primi tre anni oggi si aggira tra un minimo di 37mila e un massimo di 50mila euro l’anno. Cinque anni fa, invece, si raggiungeva un massimo di quasi 59mila euro con un minimo mediamente attestato a 36mila euro. Il calo è ancora più evidente se si va ad analizzare la media dei compensi dei senior associate ovvero dei collaboratori tra il sesto e ottavo anno di attività. Nel 2012, gli avvocati con quest’anzianità avevano un compenso medio di 114,8 mila euro che in alcuni casi toccava punte di 163 mila euro (nel 2008 si poteva arrivare anche a 246mila). Secondo la rilevazione appena condotta da Mag, invece, il compenso minimo medio per gli associate tra il sesto e l’ottavo anno di attività è di 75mila euro, mentre quello massimo è mediamente attestato sui 115mila euro. Un altro dato che emerge chiaramente è l’allungamento del percorso di carriera. Il “grado” di senior associate non rappresenta più l’ultimo scalino prima della partnerhip. Quasi tutti gli studi prevedono la figura del counsel e quella del socio salary (o salaried). Mediamente, un counsel può guadagnare da un minimo di 95mila a un massimo di 130mila euro l’anno. Poco più alto è il compenso medio di un socio salariato che può andare da un minimo di 97mila a un massimo di 150mila euro. Detto questo non mancano studi che sottolineano di aver aumentato il livello dei compensi per gli associate nell’ultimo anno. Si tratta del 30% sul totale di chi ha risposto. Gli aumenti si sono attestati, in questi casi tra un minimo del 5% e un massimo del 21%.

STUDIO CHE VAI COMPENSO CHE TROVI

Come noto, le dimensioni e la nazionalità degli studi legali influiscono molto sui livelli retributivi riconosciuti ai collaboratori. Interessante osservare anche che tra boutique possono esserci significative differenze a livello di compensi a seconda che si tratti di boutique specializzate o meno. Gli studi che continuano a riconoscere i compensi più elevati ai loro collaboratori sono gli internazionali. Qui un associate all’ottavo anno di attività mediamente può guadagnare tra un minimo di 110mila euro e un massimo di 155mila. In uno studio nazionale o in una super boutique il compenso di un associate all’ottavo anno può andare mediamente da un minimo di 88mila a un massimo di 107mila euro. Nelle boutique un professionista con questo livello di anzianità può portare a casa tra un minimo di...

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M&A: effetto Luxottica sul primo trimestre 2017

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Parte con cautela il 2017 del mercato delle fusioni e acquisizioni. Sul piano del valore, i deal annunciati nel primo trimestre ammontano alla cifra record di 27,3 miliardi di euro. Un dato più che triplo rispetto a quello fatto registrare nello stesso periodo del 2016 (8,6 miliardi). Sul fronte del numero di operazioni, però, il conteggio delle iniziative annunciate si ferma a 93 contro le 120 del periodo gennaio-marzo dello scorso anno (-30%).
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Sul dato pesa in maniera determinante l’operazione Essilor-Luxottica. La fusione tra il colosso dell’occhialeria italiana e il produttore di lenti francese, da sola, ha un valore di 23,9 miliardi di euro. Si tratta della maggiore operazione mai registrata in Italia dai tempi della fusione tra Banca Intesa e SanPaolo Imi del 2006 (deal da 29,6 miliardi) e della seconda più grande fusione transnazionale mai siglata in Europa.

 

schermata_2017-04-28_alle_12.03.30.pngBig deal e protagonisti
La combinazione tra le due realtà darà vita a un colosso dell'occhialeria con più di 140mila dipendenti e una rete commerciale che copre più di 150 Paesi nel mondo. La capitalizzazione complessiva della nuova entità sarà di circa 50 miliardi di euro. Delfin, titolare del 61,90% del capitale sociale di Luxottica e controllata da Del Vecchio, sarà il primo socio con una quota tra il 31% e il 38%. Lo studio BonelliErede con il best friend parigino Bredin Prat ha assistito...

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Gatti Pavesi Bianchi, pronti ad aprirsi e a crescere

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«La professione è fatta di incontri, di casualità, esperienze simili e compatibilità. Questo è uno studio pronto ad aprirsi e a crescere con realtà compatibili. Ed è una sfida molto importante». Nella stanza, al primo piano dell’elegante palazzo di Piazza Borromeo a Milano, ci sono solo poltrone. Un tempo, invece, c’era una scrivania: quella di Carlo d’Urso. Dopo la sua scomparsa, lo studio ha cambiato nome, è diventato Gatti Pavesi Bianchi, ma ha conservato lo spirito e lo stile che il fondatore aveva deciso di dare all’associazione. La sua stanza è diventata un luogo dove i soci si ritrovano per confrontarsi sulle cose importanti. Discutere e riflettere su dove sta andando il mercato e su cosa punta a diventare lo studio. Non è un caso, quindi, che i name partner Francesco Gatti, Carlo Pavesi e Luigi Arturo Bianchi, abbiano deciso di incontrare in questa stanza MAG.

L’insegna Gatti Pavesi Bianchi ha portato a termine il suo primo anno di attività con risultati importanti. Per parlare del solo m&a (settore principale d’attività) lo studio ha lavorato a 38 deal per un valore complessivo di 14,5 miliardi di euro (si veda il numero 73 di MAG). I ricavi sono cresciuti del 20% rispetto all’esercizio precedente attestandosi a 38,5 milioni di euro e consegnando a Gatti Pavesi Bianchi il primato tra le cosiddette superboutique nazionali nonché confermando il ruolo dello studio quale concorrente diretto delle più grandi realtà attive nel Paese. «Nelle operazioni, oggi, non conta la dimensione ma la capacità innovativa, la competenza tecnica, il commitment», dice Bianchi. «Abbiamo un core business molto chiaro, rappresentato dalla parte corporate e transactional. E abbiamo una dimensione ritagliata su un mercato non enorme qual è quello italiano», aggiunge Pavesi. «Lo studio», s’inserisce Gatti, «è concentrato a fare bene le cose che sa fare e impegnato a farle sempre meglio. Il nostro modello operativo è essere innovativi e responsabili per le nostre scelte».

Il concetto di innovazione torna molte volte nelle parole di Francesco Gatti. E la cosa interessante è osservare come...

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Lombardi Segni organizza una task force per i passaggi generazionali

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Un team di professionisti impegnati nelle delicate tematiche del passaggio generazionale: lo studio Lombardi Segni e Associati si attiva per rispondere a un’esigenza attuale e sempre più comune. «Mai come ora, infatti, in Italia molte aziende familiari stanno vivendo la necessità di gestire, in modo organizzato, proficuo e nell’interesse dell’azienda, il passaggio generazionale. È per questo che lo studio ha deciso di mettere a disposizione dei clienti l’importante esperienza maturata negli anni in questo settore, costituendo un gruppo di lavoro dedicato», dichiara Giuseppe Lombardi (nella foto).

Il nuovo team, diretto dall’avvocato Lombardi, è composto da Niccolò Baccetti, Zeno Crespi Reghizzi, Federico Loizzo, Federico Scarlato e Marco Garavelli, professionisti esperti a in materia di family governance con specifiche competenze nei settori societario, civilistico (successioni) e di diritto internazionale.

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Dl concorrenza, si avvicina il socio di capitale

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Il Senato ha approvato in disegno di legge concorrenza. C'è voluta la fiducia. E alla fine, il testo con i suoi emendamenti è passato con con 158 sì, 110 no e un astenuto. Ora, ovviamente, l'articolato torna alla Camera, dove era stato già approvato in prima lettura nell’ottobre 2015: 800 giorni fa.

Quanto ad avvocati e studi professionali, va sottolineato che il ddl amplia il novero delle delle forme societarie possibili in cui organizzare la loro attività.

Non più solo associazioni professionali e società in nome collettivo, ma anche società di capitali (Spa o Srl) o società cooperative. Il testo prevede che i due terzi del capitale sociale e dei diritti di voto debbano essere detenuti da soci avvocati iscritti all’albo o professionisti iscritti ad altri albi (per le Stp invece il limite dei due terzi riguarda solo i diritti di voto).

Quindi, la legge, se dovesse essere approdata definitivamente senza modifiche aprirà al socio di capitale. L’organo di gestione dovrà essere in maggioranza composto da soci avvocati. Inoltre, i soci professionisti potranno rivestire la carica di amministratore.

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Brembo, il legale è nella catena del valore

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Ricavi 2016 in crescita del 9,9% con un fatturato che supera i 2,2 miliardi di euro. Margine operativo al 19,5% e un risultato netto di 240 milioni in aumento del 30,8%. L'unica cosa che non frena in Brembo sono i conti. «Con questi numeri», dice a MAG Umberto Simonelli (nella foto), general counsel del gruppo e segretario del consiglio d’amministrazione, «anche chi si occupa dell’area legale, compliance, ip e contratti deve dare il suo contributo». Vietato cullarsi sugli allori e limitarsi a godere dei risultati altrui. «Bisogna essere e sentirsi partecipi di quei traguardi. Sapere di avere contribuito alla loro realizzazione».

Simonelli lavora per la società di Stezzano (alle porte di Bergamo) dal 1999. In precedenza è stato direttore a ari legali di Versace, responsabile legale e societario di Gewiss e di Ismes (gruppo Enel). In Brembo guida un team legale che nel complesso conta 15 professionisti in Italia e cinque of counsel integrati in alcune società estere del gruppo. Inclusi tre ingegneri.

Rendere questa task force un centro di valore per l’azienda è da anni il suo obiettivo. E probabilmente, oggi, Brembo può essere annoverata tra le poche realtà italiane che è riuscita davvero a integrare, nel suo processo produttivo, anche la funzione legale. La svolta è arrivata nel momento in cui Simonelli ha capito che la funzione di un team legale in house non si deve limitare all’esercizio di un presidio giuridico.

«Noi ci siamo impegnati a sviluppare technicality di business e a costruire dei progetti e delle soluzioni di business con un solido contenuto legale». E il motivo è semplice: «La ricerca di un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti deve passare anche attraverso il legale».

Sì, ma come? 
Noi abbiamo intervistato tutti i nostri colleghi di business in Italia e all’estero. Siamo andati dai direttori e abbiamo chiesto loro cosa si aspettassero da noi. Il minimo comune denominatore è che tutti si aspettavano soluzioni veloci, efficaci e soprattutto si aspettavano idee.

Un confronto creativo potremmo dire?

Esatto. Che poi è la stessa domanda che tante volte noi formuliamo agli avvocati esterni: “Aiutateci ad avere o a costruire un vantaggio competitivo”.

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Legalcommunity Ip&Tmt Awards, i Vincitori

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Autorevoli operatori del mondo Ip e Tmt si sono riuniti l'11 maggio a Milano presso il Museo nazionale della scienza e della tecnologia "Leonardo da Vinci" per celebrare la V edizione dei legalcommunity Ip&Tmt Awards, ovvero il riconoscimento attribuito all'eccellenza dell'advisory legale attiva in Italia nei settori della proprietà intellettuale e in quelli It, Media e Telecom.

 

L'evento, organizzato da legalcommunity.it in collaborazione con Jaguar e Land Rover, ha visto la presenza di 550 persone, tra general e legal counsel di prestigiose aziende italiane e internazionali, rappresentanti della stampa e del mondo della comunicazione e ovviamente loro, i protagonisti del settore, premiati da una autorevole giuria.

 

 

Ecco di seguito tutti i vincitori delle categorie e le relative motivazioni.

 

 

STUDIO DELL'ANNO
Hogan Lovells
Completezza dell'offerta (che copre tutti i settori Ip e Tmt), professionisti ritenuti eccellenze nelle rispettive aree di attività, reputazione e network internazionale sono alcuni dei punti di forza emersi dall'opinione di mercato. Il team ha inoltre un approccio innovativo e business oriented nonché un prestigio in ambito processuale.

 

AVVOCATO DELL'ANNO
Matteo Orsingher - Orsingher Ortu
Conquista il consenso unanime del mercato. Numerosi infatti i commenti positivi sul suo conto. Ecco un esempio: «Oltre alle capacità tecnico-giuridiche e l’approccio business oriented in cui eccelle, la sua conoscenza storica del nostro business rappresenta sicuramente un plus di qualità».

 

STUDIO DELL'ANNO IP
BonelliErede
Il team ha una riconosciuta competenza nel settore, «assicura autorevolezza e, al tempo stesso, flessibilità, orientamento al business, onestà intellettuale, etica consistente e prestazioni di alto livello».

 

AVVOCATO DELL'ANNO IP
Giovanni Galimberti - Bird & Bird
«Combattivo e autorevole, sempre presente sul caso. Litigator di razza». Ritenuto dal mercato uno dei massimi esperti della materia che segue in tutte le sue specializzazioni.

 

STUDIO DELL'ANNO TMT
Portolano Cavallo
Attivo su tutti i fronti Tmt, il team si distingue per le competenze tecniche dei professionisti, comprovata specializzazione, conoscenza approfondita delle dinamiche di mercato, approccio innovativo e multidisciplinare.

 

AVVOCATO DELL'ANNO TMT
Giangiacomo Olivi - DLA Piper
Riceve numerosi giudizi positivi dal mercato: «Preparato, flessibile, uno dei massimi esperti del mondo Tmt in Italia. Sa combinare rigore e creatività».

 

STUDIO DELL'ANNO MARCHI E BREVETTI
Crea Avvocati Associati
Studio ritenuto eccellente dal mercato per reputazione, esperienza e competenza dei professionisti, rapporto qualità-prezzo. «Sono rapidi, precisi e sempre disponibili».

 

AVVOCATO DELL'ANNO MARCHI E BREVETTI
Nino Di Bella - Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners
«Preparazione, esperienza, autorevolezza, velocità di esecuzione e disponibilità sono i suoi maggiori punti di forza». Avvocato completo, secondo il mercato.

 

STUDIO DELL'ANNO INFORMATION TECHNOLOGY
Baker & McKenzie
Riassumendo i commenti ricevuti: «Il team ha competenze tecniche, specializzazione nella materia, un approccio multidisciplinare, network internazionale e assicura presenza e disponibilità».

 

AVVOCATO DELL'ANNO INFORMATION TECHNOLOGY
Italo de Feo - CMS
Rappresenta una eccellenza nel settore It. «Abbina competenza tecnica e pragmaticità, flessibilità e rapidità. Conosce inoltre molto bene il business aziendale».

 

STUDIO DELL'ANNO DIRITTO D'AUTORE
LGV Avvocati
Il team ha competenze specifiche nel contenzioso. Si distingue per la preparazione tecnica, la capacità di giudizio e la comprensione delle necessità del cliente.

 

AVVOCATO DELL'ANNO DIRITTO D'AUTORE
Elisabetta Mina - Milalegal Mila Lanfranconi & Associati
Ha una riconosciuta specializzazione nel diritto d’autore, in particolare in relazione alla produzione audiovisiva. I suoi punti di forza sono costante aggiornamento e la capacità di intendere le esigenze e le urgenze.

 

STUDIO DELL'ANNO MEDIA
Carnelutti
Il team ha seguito alcune delle operazioni più importanti dell'anno. Ha competenze tecniche specifiche, assicura velocità di riscontro e possiede una grande conoscenza del mondo media.

 

AVVOCATO DELL'ANNO MEDIA
Giovanni De Vergottini - De Vergottini
«Ha una profonda conoscenza degli aspetti regolamentari e correlate problematiche di carattere amministrativo». Segue con continuità un'azienda protagonista del mondo media italiano.

 

STUDIO DELL'ANNO DESIGN
Orsingher Ortu
Il team, secondo molti, «coniuga perfettamente una preparazione tecnica elevatissima con un approccio commerciale orientato alla risoluzione pratica e veloce dei problemi».

 

AVVOCATO DELL'ANNO DESIGN
Giovanni Casucci - Dentons
L'avvocato ha una forte reputazione come contenziosista in materia di design, in cui ha gestito casi di grande rilievo. «Pratico e reattivo», secondo i clienti.

 

STUDIO DELL'ANNO TELECOMMUNICATIONS
Cleary
Lo studio, secondo il mercato, possiede un team multidisciplinare capace di offrire un servizio completo, dispone di un ottimo network internazionale e ha una conoscenza approfondita del mondo telecom.

 

AVVOCATO DELL'ANNO TELECOMMUNICATIONS
Gilberto Nava - Chiomenti
Su di lui: «Ha la capacità di comprendere l'ambiente aziendale ed è in grado di prevedere gli imminenti cambiamenti nel quadro generale del settore. Gestisce sapientemente la discussione con le controparti».

 

STUDIO DELL'ANNO LIFE SCIENCES
Santa Maria
Lo studio assiste storicamente un noto operatore del settore con una consulenza completa che copre tutti gli aspetti Ip collegati alle svariate attività del gruppo. Il team ha inoltre accompagnato il gruppo nel suo processo di crescita a livello internazionale.

 

AVVOCATO DELL'ANNO LIFE SCIENCES
Roberto Valenti - DLA Piper
Secondo i clienti è un avvocato che fa la differenza: «efficace ed efficiente. Anche nei casi più difficili, riesce sempre a trovare la soluzione giusta».

 

STUDIO DELL'ANNO PUBBLICITA’
R&P Legal
Studio noto e stimato dal mercato per la storica specializzazione nel campo del diritto della pubblicità. «Team reattivo, flessibile, preciso, sempre dalla parte del cliente».

 

AVVOCATO DELL'ANNO PUBBLICITA'
Massimo Tavella - Tavella Studio di Avvocati
Leader nel campo della pubblicità, settore nel quale segue con continuità numerose multinazionali. «Ha un approccio innovativo, creativo, pratico, in linea con le esigenze aziendali».

 

STUDIO DELL'ANNO PRIVACY
Roedl & Partner
Lo studio è cresciuto grazie al recente ingresso di una specialista del settore. «Il team  riesce a dare un taglio pratico alle risposte date ai vari temi sottoposti».

 

AVVOCATO DELL'ANNO PRIVACY
Gianluca De Cristofaro - LCA
Su di lui è stato detto: «Fornisce una consulenza veloce e tailor made. Ha un approccio pragmatico e business oriented. Ottimo nella relazione con il cliente».

 

STUDIO DELL'ANNO FASHION
Withers
Lo studio ottiene un consenso unanime da parte di noti operatori moda e lusso. Professionalità, puntualità di risposte e ottimo rapporto qualità-prezzo i punti di forza del team.

 

AVVOCATO DELL'ANNO FASHION
Monica Riva - Clifford Chance
Secondo i clienti è «analitica, precisa, qualificata, offre sempre un servizio personalizzato e ha una dettagliata conoscenza del mondo Fashion».

 

STUDIO DELL'ANNO FOOD
Studio Legale Corte
Lo studio è ritenuto leader in Italia nell'ambito della consulenza continuativa (anche in rilevanti procedimenti penali) alle aziende attive nel comparto food, sia multinazionali italiane e straniere che piccoli produttori nazionali.

 

AVVOCATO DELL'ANNO FOOD
Dante De Benedetti - MDBA
«Ha capacità tecniche, un approccio pratico e innovativo». Secondo il mercato è un professionista completo, sempre aggiornato sulle complesse dinamiche del mercato alimentare.

 

STUDIO DELL'ANNO PENALE IP
R&P Legal
Uno dei pochi studi in Italia ad avere un dipartimento di diritto penale specializzato in tematiche concernenti  il mondo Ip e quello Tmt-privacy.

 

AVVOCATO DELL'ANNO PENALE IP
Antonio Bana - Studio Legale Bana
Ha una comprovata competenza nel diritto penale d'impresa e, al tempo stesso, una grande conoscenza delle problematiche Ip nel mondo d'azienda. Di recente ha seguito una causa penale di rilevanza economica e mediatica in tema marchi e design.

 

STUDIO DELL’ANNO IP - CONTENZIOSO
Trevisan & Cuonzo
«Il team ha una esperienza pluridecennale nel settore. Reattivo e sempre presente», ha seguito numerosi contenziosi in materia Ip per conto di  multinazionali attive in diversi settori merceologici.

 

INTERNATIONAL CHAIRMAN OF THE YEAR
Massimiliano Mostardini - Bird & Bird
Nel 2016, la partnership dello studio internazionale ha rinnovato i vertici della law firm assegnando, per la prima volta nella storia, la presidenza a un italiano.

 

BEST PRACTICE DIRITTO D'AUTORE
Dike Legal
Per molti il suo operato è sempre una garanzia di qualità: «Reattiva, vicina al cliente, esperta e specializzata nel mondo media e del diritto d'autore».

 

BEST PRACTICE FILING DELL’ANNO
Studio Torta
Presenza capillare sul territorio, organico numeroso, approccio multidisciplinare e brand conosciuto e stimato sono le carte vincenti del team.

 

STUDIO DELL'ANNO RISING STAR
Amtf Avvocati
Lo studio è considerato una realtà in ascesa del mercato Tmt. Di recente ha seguito l’espansione del business di un noto gruppo di infrastrutture Tlc.

 

AVVOCATO DELL’ANNO EMERGENTE IP
Pietro Pouché - Simmons & Simmons
Il professionista ha maturato una profonda conoscenza dei settori moda, automotive, alimentare e della produzione industriale.

 

AVVOCATO DELL'ANNO EMERGENTE TMT
Gianluigi Marino - DLA Piper
Il giovane avvocato è, secondo il mercato, «veloce, pratico, risponde alle richieste con precisone e attenzione ai dettagli».

 

Ellint arriva in Scandinavia

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Il network Ellint – Employment & labor lawyers international – continua a crescere e apre le porte a due nuove boutique specializzate in diritto del lavoro: EmpLaw, in Finlandia e Mette Klingsten in Danimarca.

Entrambi gli studi sono boutique specializzate in diritto del lavoro. EmpLaw, fondata da Minna Saarelainen e Antti Rajamäki, ha sede a Helsinki, in Finlandia, Mette Klingsten, a Copenhagen, in Danimarca. In particolare, Emplaw è l’unico studio in Finlandia del Paese che si occupi di diritto del lavoro.

Con queste due integrazioni Ellint arriva a una membership di 10 studi legali: Sotra in Belgio, Mette Klingsten in Danimarca, Mgg Legal in Francia, EmpLaw in Finlandia, Altenburg in Germania, Lexellent in Italia, Arbor in Olanda, Abdon Pedrajas & Molero in Spagna, Graf & Partner in Svizzera e Doyle Clayton Solicitors nel Regno Unito. 

“Proseguiamo ad associare solo boutique di diritto del lavoro e contiamo entro la fine dell’anno di aggiungere nuovi partner nei paesi scandinavi e nell’est Europa”, commenta Sergio Barozzi (nella foto), partner di Lexellent. A settembre, il network dovrebbe estendersi anche alla Norvegia e all’Austria. Per il 2019 Ellint punta a sbarcare in Asia.

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Corporate M&A Awards 2017, i risultati (parziali) del voto on line

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A 3 settimane dall'inizio delle procedure di voto, ecco come il popolo del web si sta esprimendo sugli studi e i professionisti in lizza nelle varie categorie della prossima edizione dei legalcommunity Corporate M&A Awards

 

Nella categoria Studio dell'anno, i più votati al momento risultano (in ordine alfabetico) Chiomenti, Clifford Chance e Pedersoli Studio Legale. Nella categoria Avvocato dell'anno, i professionisti che stanno raccogliendo le maggiori preferenze (sempre in ordine alfabetico di studio) sono  Sergio Erede di BonelliErede, Michele Carpinelli di Chiomenti e Antonio Pedersoli di Pedersoli Studio Legale.

 
Nella categoria M&A, gli studi che finora hanno racccolto più voti sono Allen & Overy, Chiomenti e Clifford  Chance. Nella categoria Avvocato dell'anno M&A, i più votati risultano Paolo Ghiglione di Allen & Overy, Francesco Gianni di Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners e Alessandro Marena di Pedersoli Studio Legale.

 

Nella categoria Real estate, Chiomenti, Dentons e DLA Piper sono gli studi che stanno facendo il pieno di voti. Tra i professionisti attivi nella materia, invece, troviamo Carlo Merisio di Allen & Overy, Umberto Borzi di Chiomenti e Olaf Schmidt di DLA Piper.

 

Gattai Minoli Agostinelli & Partners, LCA e Legance risultano tra i più votati nella categoria Studio dell'anno Private equity. Per quanto riguarda l'Avvocato dell'anno Private equity, abbiamo Bruno Gattai di Gattai Minoli Agostinelli & Partners,  Giorgio Fantacchiotti di Linklaters e Stefano Sciolla di Latham & Watkins.

 

Nella categoria Studio dell'anno Equity capital markets, BonelliErede, Gatti Pavesi Bianchi e Latham & Watkins stanno raccogliendo più voti. In quella di Avvocato dell'anno Equity capital markets, spiccano Manfredi Tolomei di Chiomenti, Alberta Figari di Clifford Chance e Claudia Parzani di Linklaters.

 

Nella categoria Studio dell'anno Contenzioso, BonelliErede, Cleary Gottlieb e Lombardi Segni e Associati i più gettonati. Tra i litigator primeggiano Fabio Guastadisegni di Clifford Chance, Giuseppe Lombardi di Lombardi Segni e Associati e Marina Santarelli di Pavia e Ansaldo.

 

Nella categoria Studio dell'anno Arbitrati, ARBLIT, Cleary Gottlieb e Curtis i più votati. Mentre tra gli arbitri preferiti del web si riconfermano Luca Radicati di Brozolo di ARBLIT, Ferdinando Emanuele di Cleary Gottlieb e Natalino Irti dell'omonimo studio.

 

Passando ora alla categoria Studio dell'anno Consulenza societaria, troviamo in cima Carnelutti, Pirola Pinnuto Zei e Starclex. In quella di Avvocato dell'anno Consulenza societaria, spiccano Stefano Speroni di Dentons, Giovanni Lega di LCA e Romina Guglielmetti di Starclex.

 

Nella categoria Studio dell'anno Corporate restructuring, con più voti ritroviamo gli studi Chiomenti, DLA Piper e Molinari e Associati. Nella stessa categoria dedicata ai professionisti, troviamo Giulia Battaglia di Chiomenti, Alessandro Fosco Fagotto di Dentons e Ugo Molinari di Molinari e Associati.
 

Nella categoria Studio dell'anno Competition Antitrust, con più preferenze troviamo gli studi BonelliErede, Cleary Gottlieb e Santa Maria. Tra i professionisti, i più votati sono stati Cristoforo Osti di Chiomenti, Luciano Di Via di Clifford Chance e Silvia D'Alberti di Gattai Minoli Agostinelli & Partners.

 

Nel Penale societario, spiccano gli studi Alleva, Crippa Pistochini e Dinoia Federico Pelanda Simbari Uslenghi. Tra i penalisti, invece, Guido Alleva, Franco Coppi e Francesco Mucciarelli.

 

Nella categoria Insurance, tra gli studi emergono Chiomenti, Hogan Lovells e Volpe Putzolu e Russo; tra i professionisti, invece, Albina Candian di Albina Candian & Partners, Francesco Stella di Hogan Lovells e Nicolò Juvara di Molinari e Associati.

 

Nel Tax M&A, infine, Bureau Plattner, CMS e Ludovici Piccone & Partners sono gli studi finora con più voti; tra i fiscalisti invece troviamo Francesco Guelfi di Allen & Overy, Carlo Galli di Clifford Chance e Marino Tancredi di Pavia e Ansaldo.

Allen & Overy, la sfida di Sennhauser

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Alle sfide, Stefano Sennhauser (nella foto), è abituato. Il 52enne neo senior partner di Allen & Overy in Italia è stato il primo avvocato extra comunitario a essere ammesso a esercitare in Italia. «Sono svizzero», racconta a MAG, «e quando mi sono trasferito in Italia per cominciare a esercitare la professione a Milano ho avuto bisogno di un pronunciamento ufficiale da parte del Cnf». Un caso, il suo, che è stato utilizzato anche come precedente da parte di altri professionisti. «Dopo di me, se non ricordo male», prosegue, «toccò a un medico eritreo».

In Italia ha cominciato in Pavia e Ansaldo, quando alla guida dello studio c’era Marcello Agnoli. Quindi, nel 1998, è passato in Freshfields, dove ha trascorso dieci anni. Nel 2008, il passaggio in Allen & Overy. Di fatto, l’ultimo lateral hire di un socio equity messo a segno dalla law firm in Italia. Per il resto, tutti gli altri partner attuali dello studio lo sono diventati per effetto di promozioni interne. Cristiano Tommasi, addirittura, è partito da praticante. Unica eccezione, Giovanni Gazzaniga, che però era arrivato nel 2006.


A proposito di sfide, nel 2008 Sennhauser sale a bordo con un compito tutt’altro che semplice. «Bisognava ricostituire il dipartimento di banking», ricorda l’avvocato, «da cui erano usciti professionisti come Andrea Arosio, Dario Logo (oggi in Linklaters, ndr) e Giancarlo Castorino (oggi in McDermott Will & Emery, ndr)». Come se non bastasse, la crisi cominciava a farsi sentire. E a settembre Lehman Brothers chiudeva i battenti. Sono passati nove anni.

Allen & Overy, in Italia, è uno studio molto diverso da allora. Ha un’identità ben definita. Un posizionamento di primo livello nell’area del banking e dell’international capital markets. Un team di corporate m&a estremamente attivo. E soprattutto uno spirito di squadra sul quale Sennhauser ha intenzione di costruire il futuro della practice italiana. Un progetto del quale faranno parte non solo i soci, ma in cui avranno un ruolo centrale anche i counsel. «Siamo molto contenti di dove siamo», dice l’avvocato a MAG, «siamo riusciti a navigare con risultati d’eccellenza negli anni della crisi. E non è stata cosa da poco».

A cosa pensa quando parla di risultati d’eccellenza?
Lo studio è stato coinvolto in operazioni di grande rilievo. Ha saputo riformarsi internamente per creare una squadra che funziona e un ambiente coeso e collaborativo. Abbiamo anche inserito persone dall’esterno che si sono rivelate scelte particolarmente azzeccate.

Tipo?
Per parlare dei casi più recenti posso ricordare l’arrivo di Carlo Merisio nel real estate. O quello di Emilio De Giorgi, nell’antitrust. E adesso dobbiamo andare avanti.

In quale direzione?
Ci sono aree in cui pensiamo di dover crescere sia per linee interne sia per linee esterne. Pensiamo che lo studio possa essere una meta di approdo per altre professionalità che qui possono trovare una piattaforma importante, di respiro internazionale, che consente a un bravo avvocato di intercettare opportunità di crescita che altrove non è facile trovare.

Quali sono le aree in cui volete crescere?
Diverse. All’interno del corporate, per esempio, è prevista...

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